L’autismo nei bambini, così come negli adulti, si può manifestare anche in persone con quoziente intellettivo nella media o con QI alto. Quando si verifica questa condizione, si parla attualmente di autismo di livello 1, in cui minimo risulta il supporto necessario per l’adattamento psicosociale della persona. In passato si parlava di autismo ad alto funzionamento o sindrome di Asperger, per indicare quelle forme di autismo lieve che non impattano significativamente nelle aree di vita, come per esempio lavoro, relazioni, tempo libero, studio.
Quando il QI supera determinate soglie ed è particolarmente alto, come nel caso delle persone plusdotate, o gifted, risulta più difficile riconoscere l’autismo e distinguerne le caratteristiche da quelle della plusdotazione, svolgendo un’identificazione differenziale (ovvero comprendere se le caratteristiche in esame siano dovute alla plusdotazione o all’autismo), o identificando una doppia eccezionalità (ovvero la compresenza sia di caratteristiche dell’autismo sia di caratteristiche della plusdotazione, nel caso risultassero come fenotipi distinguibili).
Spesso infatti vi è una consistente sovrapposizione di aree nei profili di persone adulte plusdotate e persone adulte autistiche ad alto funzionamento, in quanto numerose sono le caratteristiche comuni, come le ipersensibilità sensoriali e difficoltà nella socializzazione.
Nell’ultima versione del DSM, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ovvero il DSM-5 americano, l’autismo viene definito con una serie di tratti, considerati come sintomi, che comportano difficoltà in due principali aree: l’area sociale e l’area relativa a pattern di comportamento e interessi ristretti e ripetitivi.
Per l’area sociale vengono descritti come criteri diagnostici dell’autismo, sintomi relativi a deficit persistenti nella comunicazione e interazione sociale e nello specifico nelle seguenti aree:
- Reciprocità socio-emotiva, ovvero difficoltà sul piano della relazione con gli altri, della condivisione di pensieri e sentimenti, della consapevolezza sociale, della gestione delle conversazioni. Per esempio, vi possono essere risposte atipiche alle aperture sociali da parte degli altri e dubbi su quando e come partecipare a una conversazione;
- Comunicazione non verbale, ovvero problemi comunicativi dovuti a disagio nel contatto visivo, alla comprensione del linguaggio del corpo, alla comprensione e uso dei gesti, delle espressioni facciali e difficoltà di coordinare comunicazione non verbale ed eloquio;
- Sviluppo, gestione e comprensione delle relazioni, ovvero saper gestire relazioni che comportano differenti gradi di vicinanza affettiva, saper comprendere le emozioni e le intenzioni degli altri;
Per l’area relativa ai pattern di comportamento e interessi ristretti e ripetitivi, il DSM-5 descrive sintomi dell’autismo riferibili alle seguenti aree:
- Preferenza per particolari movimenti ripetuti, uso di oggetti o vocalizzazioni;
- Preferenza per le routine, disagio davanti a cambiamenti anche limitati, difficoltà nelle fasi di transizioni e nella gestione dell’incertezza;
- Particolari interessi o passioni, limitati e fissi, anomali per intensità e profondità;
- Iper o iporeattività in risposta a stimoli sensoriali o interessi insoliti verso aspetti sensoriali dell’ambiente. Tali caratteristiche possono comprendere una bassa soglia di tolleranza per certe sensazioni, o al contrario piacere, avversione verso suoni o consistenze tattili specifiche, fascino per determinate luci o movimenti.
Alcuni esempi relativamente ai sensi riguardano:
- la vista: fastidio con luci intense o artificiali;
- il gusto: può condurre a restrizioni alimentari, o all’evitamento di particolari cibi come quelli molto zuccherati o dai gusti intensi;
- il tatto: fastidio dato da certi tessuti sulla pelle, dalle etichette dei vestiti, da cinture e elementi che stringono, diversa sensibilità alla temperatura, iper- o ipo- sensibilità al dolore;
- l’udito: intolleranza verso certe frequenze, per il rimbombo o rumori improvvisi e distraenti;
- l’olfatto: percepire odori che altre persone non sentono;
- dimensione propriocettiva: differenze nella percezione e gestione del proprio corpo nello spazio, con possibile goffaggine;
- vestibolare: vertigini, paura delle altezze ma anche di guardare in alto, in ampie zone visive senza punti di riferimento;
- interocezione: differente comunicazione tra sensi e stati emotivi che include riconoscere la fame, la sete, il dolore, le necessità fisiologiche e le emozioni in modo diverso, in maniera più intensa o anche meno intensa.
Il manuale DSM-5 specifica che i sintomi dell’autismo devono essere presenti non solo attualmente, quindi per esempio in età adulta, ma anche nel periodo precoce dello sviluppo e specifica anche che i sintomi possono non manifestarsi pienamente, fino a quando le richieste sociali non eccedano le capacità. I sintomi dell’autismo possono essere anche mascherati da strategie apprese in età successive, primariamente quelli di ambito sociale.
Fonti:
American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.
Webb, J. T. (2005). Misdiagnosis and Dual Diagnoses of Gifted Children and Adults: ADHD, Bipolar, OCD, Asperger’s, Depression, and Other Disorders. Great Potential Press.
Come psicologa e psicodiagnosta svolgo consulenze psicologiche e percorsi di valutazione tramite test e colloqui per approfondire le caratteristiche delle persone autistiche adulte senza compromissioni intellettive, e identificare profili di neurodivergenza, come plusdotazione, disturbi dell’apprendimento, ADHD, oltre ad autismo di livello 1 (definito anni fa come autismo ad alto funzionamento o Asperger). I percorsi di valutazione possono proseguire con terapia psicologica ovvero sostegno, counseling e coaching individuale. Le valutazioni avvengono nel mio studio di Bologna e online via Skype.
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